La malattia da reflusso gastroesofageo

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La malattia da reflusso gastroesofageo (GERD, Gastroesophageal Reflux Disease) è un problema di salute con un’elevata prevalenza e notevoli conseguenze quali la restrizione esofagea, il sanguinamento gastrointestinale o l’esofago di Barrett  per coloro che ne vengono colpiti. È una condizione patologica dell’esofago causata dalla risalita di contenuti gastrici o gastroduodenali nel lume dell’esofago. Studi epidemiologici hanno mostrato che la prevalenza di GERD è tra il 10% e il 48% nei paesi occidentali e fino al 5% in Asia.

I sintomi tipici del reflusso sono bruciori di stomaco (sensazione di bruciore retrosternale) e rigurgito acido (un gusto acido in bocca) e possono innescare l’esofagite in misura tale da ridurre la qualità della vita del paziente. Inoltre, il GERD è un fattore di rischio importante per l’esofago di Barrett (metaplasia, ovvero cambiamento anomalo, delle cellule epiteliali dell’esofago) e l’adenocarcinoma esofageo. La struttura e la funzione della giunzione gastro-esofagea è di importanza fondamentale nella malattia da reflusso, poiché la condizione diventa più severa, aumenta il rischio di reflusso durante i rilassamenti transitori dello sfintere esofageo inferiore (LES, Lower Esophageal Sphincter) e aumenta il volume di reflusso.

Influenze genetiche e fattori di stile di vita come il fumo, l’obesità ed il comportamento alimentare possono essere coinvolti nello sviluppo di GERD. È stimato che i fattori genetici contribuiscono al 18-31% a causare la GERD. Tuttavia, è stata ribadita l’importanza dello stile di vita: i fumatori hanno maggiori probabilità di avere sintomi di reflusso; anche l’obesità è associata a GERD. Inoltre, le persone obese tendono a mangiare pasti più abbondanti e scelgono cibi ricchi ed energici, fattori dietetici questi che aumentano il rischio di reflusso.

Vi sono prove evidenti che la GERD si verifichi più frequentemente dopo i pasti. A questo proposito, la maggior parte degli studi è stata effettuata da una prospettiva fisiologica, ma non alimentare.

La maggior parte degli studi fisiologici non è riuscita a stabilire il ruolo della dieta (soprattutto quella ricca in grassi) nella GERD. Studi rilevanti hanno, infatti, fornito spesso risultati contrastanti. In uno studio trasversale di El-Serag et al. è stata riportata un’associazione significativa tra l’assunzione elevata di grassi nella dieta (soprattutto acidi grassi saturi e colesterolo) e la sintomatologia della GERD, che è, però, venuta a mancare una volta ridotto il BMI. Esiste, infatti, un’associazione significativa anche tra i sintomi di obesità e GERD.

In un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Health Promotion Perspectives, è stato dimostrato un ruolo positivo delle proteine ingerite con la dieta, in quanto aumenterebbero la pressione sullo sfintere esofageo inferiore e stimolerebbero la secrezione di gastrina, che a sua volta favorisce lo svuotamento gastrico.

La malattia da reflusso gastroesofageo è, spesso, trattata con inibitori della pompa protonica (PPI), che offrono un sollievo temporaneo ai sintomi acuti. Nonostante questi farmaci vengano prescritti per fornire risultati promettenti, nuove ricerche indicano che i trattamenti farmacologici, spesso, mascherano i problemi fisiologici irrisolti e causano ulteriori complicazioni. I casi complessi di GERD

richiedono una valutazione globale e un approccio multiforme: si rende necessaria l’implementazione di un approccio nutrizionale funzionante completo che includa le linee guida alimentari, le raccomandazioni sullo stile di vita e l’integrazione nutrizionale personalizzata.

Bibliografia:

Kasia Kines & Krupczak, Integrative Medicine (Encinitas), 15 Ago 2016 – “Nutritional interventions for gastroesophageal reflux, irritable bowel syndrome, and hypochlorhydria: a case report” 15(4):49-53

Mark Fox & Ian Forgacs, BMJ, 14 Gen 2016 – “Gastro-oesophageal reflux disease” 332(7533): 88–93

Mehranghiz Ebrahimi-Mameghani et al., Health Promot Perspect, 14 Giu 2017 – “Total diet, individual meals, and their association with gastroesophageal reflux disease” 7(3): 155–162

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Dott.ssa Antonietta Ferilli – Biologa Nutrizionista
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